Eraclito презентация

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PER FINIRE

PER FINIRE

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IL CONTESTO GEOGRAFICO E STORICO

EFESO ("Εϕεσος) fu una Colonia greca dell'Asia Minore alla foce

del fiume Caistro che sfocia nell'Egeo. Qui sorse uno dei più antichi e venerati santuari dell’Ellade, Dedicato alla dea Artemide e sviluppato dall’età arcaica nel più esemplare stile ionico. In base alla tradizione, l’origine della città sarebbe addirittura anteriore alla colonizzazione, da attribuire alle Amazzoni o ai leggendarî Efeso e Coresso, eponimi della città e del monte sul cui nucleo principale sorgeva.
La colonizzazione vera e propria fu fatta dagli Ioni, guidati, pare, da Androclo, della stirpe Codro, re di Atene. Dall’XI al VII secolo la città venne governata prima da una monarchia e poi aristocrazia. Nel VII secolo si affermò la tirannide. Si conoscono i nomi di Pitagora, Melas e Pindaro, che dovettero confrontarsi coi Lidi. Alla metà del VI secolo, Creso conquistò la città, ma poi contribuì alla costruzione del primo Artemision. Ma nel 541 Creso fu vinto da Ciro il Grande ed Efeso venne saccheggiata dai Persiani e unita alla satrapia della Ionia. Efeso, però, non si distinse nelle lotte contro i Persiani, anche perché trasse vantaggi dalla caduta della rivale Mileto.

IL CONTESTO GEOGRAFICO E STORICO EFESO ("Εϕεσος) fu una Colonia greca dell'Asia Minore

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LE FONTI

Sulla vita, l’opera ed il pensiero di Eraclito abbiamo documenti frammentari, che

ci provengono, per lo più, dalle citazioni e dai commenti critici di alcuni autori antichi, soprattutto da Aristotele, che ce ne parla in alcune opere ed in particolare nella Metafisica, e Diogene Laerzio, in «Vite dei filosofi». Agli inizi del secolo scorso (1903) questi frammenti sono stati raccolti e pubblicati dal grande filologo tedesco Hermann Diels (1848-1922), nell’opera «Frammenti dei presocratici», tradotta in italiano nel 1986 a cura del prof. Gabriele Giannantoni (1932-1998), col titolo «I Presocratici», per la Editrice Laterza.

LE FONTI Sulla vita, l’opera ed il pensiero di Eraclito abbiamo documenti frammentari,

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LA VITA E L’OPERA

Eraclito nacque ad Efeso, in una famiglia aristocratica, forse nel 540

a.C. e morì sessantenne, intorno al 480 a.C. (ma si tratta di date molto incerte).
Il padre si chiamava Blosone o Blysone (vengono proposti anche altri nomi), mentre Eraconte sembra essere stato il nome del nonno (?).
Eraclito era un discendente del fondatore di Efeso, Androclo, e perciò gli sarebbe spettata di diritto la massima carica sacerdotale, Basiléus, che invece rifiutò in favore del fratello minore.
Fu di carattere altero e superbo, anche nei confronti dei suoi concittadini, ai quali rimproverava di aver espulso il suo amico Ermodoro. Forse per questo, non accettò la loro richiesta di redigere una legislazione per la Polis. È ovvio che anche gli efesini non lo amavano molto.

Visse perciò in solitudine sui monti, cibandosi solo di vegetali, ma così facendo, si ammalò di idropsia e fu costretto a tornare in città. Qui, non riuscendo a trovare medici in grado di curarlo, tentò di farlo da solo, con lo sterco o il fango, ma aggravò ulteriormente la sua condizione.
Da giovane diceva di non sapere nulla, ma da adulto affermò di sapere tutto, apprendendo da autodidatta.
Scrisse anche un libro, dal titolo «Della Natura», che depose però nel tempio di Artemide perché fosse accessibile ai pochi capaci di comprenderlo. Infatti, nello scriverlo aveva utilizzato una forma oscura, quasi criptica ed oracolare.

LA VITA E L’OPERA Eraclito nacque ad Efeso, in una famiglia aristocratica, forse

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IL DIVENIRE  πάντα ῥεῖ - «Tutto scorre»

Nell’immaginario comune, Eraclito è il «filosofo del divenire»,

del «Panta rei» – Tutto scorre; e di lui si ricordano soprattutto le seguenti affermazioni: «Nello stesso fiume non è possibile scendere due volte… né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato».
In realtà queste affermazioni, estrapolate dal contesto complessivo del suo pensiero, possono risultare del tutto fuorvianti, perché, pur partendo egli dall’esperienza sensibile e constatandone l’incessante divenire, ritiene tuttavia che non siano i sensi a darci la verità, bensì la ragione, il «Logos» che agisce su tutte le cose e le guida secondo una regola universale e necessaria. L’uomo, quindi, pur condividendo il divenire con la Natura (Φύσις), di cui è parte, partecipa anche del suo «logos», che gli rende intelligibile quel che c’è al di là della percezione: l’unità del molteplice, che sta sia nel «Divenire», ciclicamente sempre uguale a se stesso, sia nella sua ragion d’essere, il principio che ne è la causa ed il fine.

IL DIVENIRE πάντα ῥεῖ - «Tutto scorre» Nell’immaginario comune, Eraclito è il «filosofo

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IL FUOCO

Fissando il proprio logos (ragione individuale) nel logos della natura (ragione universale),

l’uomo scopre che l’arché (ἀρχή), il principio, è il «Fuoco», perché tutte le cose vengono dal fuoco e nel fuoco si dissolvono, e tutto accade seguendo il destino (μοῖρα), cioè una legge universale e necessaria che fa si che ogni cosa si tramuti nel suo opposto, sempre per effetto del fuoco.
L’Universo è limitato e unico: esso nasce dal fuoco e poi ne viene arso, seguendo cicli con tempi determinati (il «Grande anno» o «Anno del Dio», composto da 10.800 anni solari?).
Dal fuoco, per condensazione, nasce la terra; da questa per rarefazione, nasce l’acqua (umido) e poi ancora l’aria. Da qui, il ciclo ricomincia (l’eterno ritorno?).

Alcune fonti, però, riportano cicli differenti, come:
fuoco ? aria ? acqua ? terra ? fuoco ?… Alcune parlano anche di moti discendenti (dal fuoco in giù) e moti ascendenti (da giù verso il fuoco).

IL FUOCO Fissando il proprio logos (ragione individuale) nel logos della natura (ragione

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POLEMOS E L’ARMONIA DEI CONTRARI

Originariamente tutte le cose risultano confuse le une nelle

altre, in uno stato di caos, fin quando non interviene una forza separatrice, Polemos (Πόλεμος), la guerra e la contesa. «Polemos è padre di tutte le cose», perché la separazione produce la molteplicità, la pluralità del mondo sensibile, dominato non a caso dagli opposti, sempre in guerra tra loro. Contro questa forza, agisce quella contraria della Pace (εἰρήνη) e della Concordia (ὁμόνοια), che distrugge le cose eliminandone le opposizioni.
Ma se i contrari, con la loro reciproca lotta, generano la vita delle cose, mentre il loro annullamento ne genera la morte, evidentemente anche in esse agisce la forza regolatrice del «logos» (λόγος). Esso produce l’«armonia dei contrari», attraverso cui ogni cosa produce il suo contrario in un ciclo sempre uguale a se stesso: dalla luce le tenebre e dalle tenebre la luce; dal giorno la notte e dalla notte il giorno; dalla vita la morte e dalla morte la vita etc. etc.

POLEMOS E L’ARMONIA DEI CONTRARI Originariamente tutte le cose risultano confuse le une

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IL «LOGOS» (ΛΟΓΟΣ)

Ma se tutto ciò che è viene dal «Fuoco» e tutto ciò

che avviene è trasformazione del «Fuoco», e questo, a sua volta, è sempre governato e regolato dal «Logos», possiamo dire che il primo rappresenta il principio materiale della Physis (lo stesso che avevano ricercato i filosofi di Mileto) mentre il secondo ne costituisce il principio metafisico e questo rappresenta una novità nel panorama della filosofia presocratica (inserendosi con Pitagora, Parmenide ed altri, in un contesto che sta ormai sperimentando nuove vie e partorendo nuove dottrine).
Possiamo quindi affermare che Eraclito, più che il «Filosofo del divenire», dovrebbe essere considerato il «Filosofo del logos», giacché questo costituisce l’autentica novità della sua filosofia.
Come abbiamo visto, per Eraclito il logos può avere diversi significati, a seconda che lo si riferisca alla Natura (Φύσις), ed allora rappresenta la legge universale e necessaria che regola secondo ragione e necessità (destino) tutte le cose, o che lo si riferisca agli uomini, ed allora rappresenta la loro capacità intellettiva e razionale. Tutti la posseggono, ma pochi sono disposti ad usarla, preferendovi una saggezza personale, più pratica ed utile.
Veri saggi sono, invece, quelli che riconoscono in loro il Logos universale e si ispirano ad esso. Questo, ad esempio, è ciò che dovrebbero fare i governanti delle Poleis greche, ispirandosi nel loro operare alla legge universale e divina del Logos. Accenno, questo, ad un’etica ed una politica di Eraclito, di cui ci rimangono, purtroppo, scarsissime tracce.

IL «LOGOS» (ΛΟΓΟΣ) Ma se tutto ciò che è viene dal «Fuoco» e

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S C H E M A

Fuoco ? terra ? acqua ? aria

? Fuoco ? …

«Eterno ritorno»

S C H E M A Fuoco ? terra ? acqua ? aria

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ALCUNI FRAMMENTI

Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e

non siamo.
Tutte le cose sono uno scambio del fuoco, e il fuoco uno scambio di tutte le cose, come le merci sono uno scambio dell'oro e l'oro uno scambio delle merci.
Quest'ordine, che è identico per tutte le cose, non lo fece nessuno degli Dei né gli uomini, ma era sempre ed è e sarà fuoco eternamente vivo, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne.
Il fuoco sopraggiungendo giudicherà e condannerà tute le cose.
Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benché infatti tutte le cose accadano secondo lo stesso lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole ed in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com'è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.
L'opposto concorde e dai discordi bellissima armonia.
Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le cose.
Per quanto tu possa camminare, e neppure percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima: così profondo è il suo lógos.
L'arco ha dunque per nome vita e per opera morte.
Uno è per me diecimila, se è il migliore.
Ascoltando non me, ma il lógos, è saggio convenire che tutto è uno.
Pólemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.
Una e la stessa è la via all'in sù e la via all'in giù.
Immortali mortali, mortali immortali, viventi la loro morte e morienti la loro vita.
La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son quelli e quelli mutando son questi.
Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice nè nasconde, ma indica.
Comune infatti è il principio e la fine nella circonferenza del cerchio.
La natura delle cose ama celarsi

ALCUNI FRAMMENTI Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo

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